La porta dell’inferno

fumarola solfatara

Dentro il cratere della Solfatara di Pozzuoli, il più attivo dei numerosi vulcani dei Campi Flegrei, tra fenomeni geologici rari e forte potere evocativo.

Entrare dentro un vulcano: sogno infantile, fantasia alla Jules Verne o reale possibilità al vulcano Solfatara.

Questo cono di tufo formatosi circa 3900 anni fa, fa parte di un gruppo di vulcani situati in provincia di Napoli. Guardando il golfo di Pozzuoli nelle immagini dal satellite, si nota come diversi coni e laghi vulcanici siano disposti attorno ad una depressione colmata dal mare. Il vulcano che ha creato quest’area è collassato dopo essersi svuotato del magma. Una struttura di questo tipo è chiamata caldera.

La caldera di Pozzuoli è monitorata costantemente dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV): è infatti una delle zone vulcaniche più pericolose e popolate del mondo.

La caldera di Pozzuoli
La caldera di Pozzuoli. In giallo la posizione del sistema per il monitoraggio vulcanico marino CUMAS (foto seguente). Fonte INGV

monitoraggio vulcanico marino CUMAS

L’ultima eruzione nei Campi Flegrei è stata quella del 1538, che ha visto nascere in pochi giorni il monte Nuovo, il vulcano più giovane d’Europa.

Per soddisfare il sogno infantile e il brivido di entrare dentro un vulcano, si accede all’interno del cratere attraversando un campeggio per gente che non ha paura degli effluvi di uovo marcio. Questo è il caratteristico odore dell’acido solfidrico che ti accompagna per tutta la visita e ti resta nei vestiti e capelli.

Il cratere di circa 600 m di diametro situato su una collina a 190 m di altitudine, è un paesaggio quasi lunare dove domina il colore grigio chiaro, forse dovrei dire grigio cenere. “Colori che mortificano l’anima” secondo Petronio che a quanto pare era passato di qua.

solfatara

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Ecco cosa può esserci dentro un vulcano.

La fangaia

È una specie di laghetto costituito da acqua piovana, condensazione di vapori e fango caldo che ribolle (circa 100°C). All’interno ci sono piccole fumarole.

fangaia solfatara

fangaia solfataraIl fango, molto usato in passato per scopi terapeutici, è venduto ancora oggi come prodotto di bellezza di origine idrotermale.

Macchina usata in passato per inscatolare il fango (inizio 1900)
Macchina usata in passato per inscatolare il fango (inizio 1900)

Le fumarole

Sono fessure del suolo dalle quali fuoriescono vari tipi di gas a circa 160°C: vapore acqueo, anidride carbonica, anidride solforosa, ecc. È stato dimostrato che la composizione chimica dei gas e la temperatura cambiano nel tempo.

La Grande Fumarola, nella zona detta Bocca Grande, rilascia circa 1500 tonnellate al giorno  di anidride carbonica e deposita sulle rocce adiacenti cristalli rossi di realgar e cinabro e cristalli gialli di orpimento.

Grande fumarola
Grande fumarola

 Il pozzo

Da questo pozzo, costruito nel XIX secolo, si estraeva dell’acqua ritenuta benefica per la salute. La falda acquifera è più o meno profonda a seconda delle fasi del bradisismo (vedi in basso).

POZZO SOLFATARA

Le stufe

Costruite alla fine del 1800, queste due gallerie scavate nella roccia e rivestite di muratura servivano da saune naturali.

Dall’ultima crisi di terremoti e bradisismo degli anni ’80 del Novecento l’ingresso è vietato. Se qualche furbo volesse mettere la testa dentro oggi, rischierebbe di bruciarsi con delle gocce bollenti che cadono dal soffitto.

stufe solfatara
Le stufe, o sudatori, Inferno e Purgatorio, distinte per la differenza di tempertura (90°C e 60°C).
Concrezioni formate da cristalli di zolfo e allume.
Concrezioni formate da cristalli di zolfo e allume sulle pareti delle stufe.
Fenomeni geologici osservabili

Il vulcano è in stato quiescente: si parla di vulcanismo attivo di bassa intensità. Le manifestazioni principali sono un’attività sismica poco intensa e il bradisismo. La Solfatara è l’epicentro di questo fenomeno ciclico di deformazione del suolo che ha come risultato l’innalzamento e l’abbassamento del suolo dei Campi Flegrei rispetto al livello del mare. Un punto di riferimento è da sempre l’antico mercato di Pozzuoli (detto Tempio di Serapide) che si è sollevato anche di 3,5 m negli anni ’70 e ’80.

Viaggio nel tempo

Oggi si è consapevoli di visitare un sito unico per interesse paesaggistico e scientifico, ma cosa avranno pensato i viaggiatori dei tempi passati scoprendo per la prima volta questo luogo?

Gli antichi Greci installatisi a Cuma, non lontano, diedero il nome ai Campi Flegrei, che significa campi ardenti. Nominata da Strabone, Virgilio e Plinio il Vecchio, la Solfatara venne identificata come dimora del Dio Vulcano e ingresso per gli Inferi. Il visitatore romano non aveva mai visto nulla di simile in precedenza.

Miti e credenze popolari alimentati da fumi, rumori e vibrazioni del suolo tennero lontani gli uomini per alcuni periodi, ma fu presto chiaro che i minerali presenti erano una risorsa da sfruttare. L’attività estrattiva di zolfo, allume e caolino (bianchetto) ha origini piuttosto lontane ed è stata presente un po’ in tutte le epoche storiche.

Intorno al 1200, il visitatore veniva con uno scopo ben preciso: approfittare dei benefici prescritti dalla medicina medievale. All’interno del cratere c’erano alcune sorgenti ora scomparse a causa del bradisismo. Si pensava che l’acqua, dal gusto asprigno di limone, potesse curare malattie della vista, della pelle, dei nervi.

Sembra che l’imperatore Federico II fosse passato dalla Solfatara per una cura rigenerante prima di recarsi alle Crociate. In ogni caso questo era il consiglio che gli dava Pietro da Eboli nel suo De Balneis Puteolanis. In questa opera miniata, egli consiglia anche alle donne sterili di bagnarsi in queste acque per ritrovare la fertilità.

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Miniatura raffigurante delle donne immerse nel Balneum Sulphatara. Pietro da Eboli

Nel settecentesco “Grand Tour” i giovani viaggiatori e intellettuali come Goethe e Stendhal non si perdevano un passaggio alla Solfatara. 

È a partire dall’Ottocento che il sito diventa sede di ricerche scientifiche, in seguito all’acquisto del luogo da parte del chimico e naturalista Sebastiano De Luca.

Vita dentro un vulcano

dune solfatara Il vulcano è attorniato da piccole dune di cenere e lapilli. La flora è tipica della macchia mediterranea: mirto, cisti, corbezzolo. Piante pioniere abituate a condizioni climatiche difficili (vento, temperatura, siccità, salinità).

All’interno del cratere sembra non esserci alcuna forma di vita. Invece in condizioni estreme di acidità (pH inferiore a 3) e temperatura (90°C) vivono alcuni microrganismi: i batteri Bacillus acidocaldarius e Caldarella acidophila, l’archeobatterio Sulfolobus solfataricus e l’alga unicellulare Cyanidium caldarium.

Nel 1990 vi è stata anche identificata una nuova specie di invertebrato, il collembolo Seira tongiorgii.

Con la guida è meglio

Purtroppo le guide non erano presenti il giorno della mia visita. Peccato perché le spiegazioni e le dimostrazioni di un mediatore facilitano la comprensione e l’appropriazione del luogo e rendono l’esperienza più piacevole.

Inoltre per l’assenza delle guide mi sono persa la visita notturna e la cucina geotermica: una vaschetta di acciughe fresche cotte al vapore di una fumarola…ovvero come la scienza può passare anche per la bocca!

 Per saperne di più sulla solfatara di Pozzuoli

Sito ufficiale della Solfatara

Esplora i vulcani italiani con l’Università Roma Tre

Tesi di dottorato sul rumore sismico ai CampiFlegrei (Università di Napoli Federico II)

Osservatorio vesuviano (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) Johann Wolfgang von Goethe nei Campi Flegrei

Raccolta di pubblicazioni sul Sulfolobus solfataricus

Pubblicazione sul collembolo

Pubblicazione sulla Solfatara

E per viaggiare con la fantasia, lasciamoci portare da Jules Verne nel “Viaggio al centro della Terra”.

7 commenti su “La porta dell’inferno”

  1. Bellissime le foto e i video, ricco l’articolo. Molto interessanti anche le notizie sulle piante e i batteri.
    Quando ci sono stata io circa 40 anni fa la guida c’era e ha mostrato come si poteva cuocere un pollo sulle fumarole. Non l’abbiamo assaggiato e quindi non so se era ben cotto. Invece ricordo che avvicinando un foglio di giornale acceso ad una fumarola, il fumo aumentava non solo in quella fumarola ma anche in tutte le altre anche lontane.

    1. Si ho letto che fanno anche dimostrazioni di quel tipo, intendo avvicinando una fiamma alla fumarola.Cuocere il pollo invece dev’essere un’impresa!

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