Perché marcerò per le scienze il 22 aprile

Sabato 22 aprile 2017, per la prima volta nella storia, si marcerà per le scienze in tutto il mondo. Sono molte le ragioni per marciare! Ecco le mie.

L’esigenza e l’urgenza di marciare per sostenere le scienze nascono dalle posizioni anti-scientifiche del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump: scetticismo climatico, “fatti alternativi” (a questo proposito se parlate francese vi consiglio un fumetto divertentissimo) e altre amenità. Purtroppo le uscite di Trump sono solo la punta dell’iceberg: i tentativi di screditare la scienza e gli scienziati non sono nuovi.

Una grande parte degli americani è giustamente preoccupata. Ma le scelte di una nazione che ha un peso così importante nel mondo riguardano anche noi in Europa. Inoltre nessun paese è al riparo dai cambiamenti irrazionali della politica. La marcia nasce quindi come sostegno ai cittadini degli Stati Uniti, come era successo per la Women’s march, ma trova le sue ragioni anche da noi.

Io marcerò perché desidero che la scienza occupi un posto più importante nella società. Come? Sostenendo (soprattutto economicamente) la ricerca, valorizzandola e divulgandola.

Ricerca

I finanziamenti pubblici destinati alla ricerca diminuiscono costantemente e stanno raggiungendo un punto critico (con tutte le conseguenze che si possono immaginare sugli stipendi dei ricercatori, l’acquisto di materiale ecc.) La ricerca non è neanche sufficientemente sostenuta dal punto di vista dell’immagine. I ricercatori sono spesso denigrati e obbligati a difendersi, quando invece, per l’importanza del loro lavoro, dovrebbero avere più considerazione di cantanti e calciatori… ok sto sognando.

Insegnamento e divulgazione

Come rimediare a questa situazione? Per cominciare penso che bisognerebbe insegnare a scuola come è prodotta la scienza. Che sia chiaro, fin dalla giovane età, che le affermazioni scientifiche non possono essere messe sullo stesso piano dell’opinione di un personaggio dello spettacolo o di un guru di internet. Bisognerebbe anche dare ai giovani gli strumenti per combattere le pseudoscienze e riconoscere le bufale.

Sta anche a noi, scienziati, giornalisti, divulgatori, rendere i risultati della ricerca più comprensibili e accattivanti, di modo che i giovani non vedano la scienza come qualcosa di noioso e al di fuori della loro portata. C’è un gran bisogno di professionisti della divulgazione scientifica, ma i posti nelle istituzioni sono rari, soprattutto nel servizio pubblico, e il mestiere è molto precario. Come mai? Perché il ruolo di mestieri come questi, nell’evoluzione della società, non è riconosciuto. Eppure la cultura (in generale e scientifica in particolare) potrebbe essere l’unico modo di combattere gli estremismi, di favorire l’emancipazione femminile e l’accettazione delle differenze.

Cultura scientifica

La cultura scientifica, lungi dall’avere il solo scopo di informare, procura piacere, può essere divertente e apre la mente. Non trovo giusto che sia ancora considerata come la sorella minore della Cultura (con la C maiuscola).

Finché la politica, a livello nazionale o a livello locale (comuni, regioni ecc.) non darà la giusta importanza alla cultura scientifica, noi divulgatori scientifici e i professori, che incontriamo il pubblico direttamente, potremo solo fare una “riduzione del danno”. Non abbiamo voglia di essere come Don Chisciotte, soli a combattere contro i mulini a vento!

Se condividete le mie idee o avete altre ragioni per difendere la scienza, guardate se c’è una marcia vicino casa vostra (io ovviamente marcerò à Parigi perché abito qui), altrimenti partecipate sui social network!

Il sito ufficiale di March for science Italy

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