Ada Lovelace e i regali di Natale

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Il bicentenario della nascita di Ada Lovelace, matematica e prima programmatrice della storia, fornisce l’occasione per parlare dell’insufficiente presenza delle donne nei mestieri del digitale. Cosa c’entrano i regali di Natale? Scopritelo!

Per celebrare la scienziata che ha ispirato i lavori di Alan Turing sui calcolatori, nei mesi di novembre e dicembre 2015 sono nate un po’ dappertutto iniziative culturali dedicate. L’importanza di commemorare Ada Lovelace sta nel parlare, contemporaneamente, delle donne nelle STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics). Non fa male ricordare, ogni tanto, che la presenza delle donne nei mestieri tecnico-scientifici è ancora troppo debole.

La prima programmatrice della storia, creatrice del primo algoritmo destinato a una macchina, è stata dunque una donna. L’informatica, però, è stata di dominio quasi esclusivamente maschile fino alle lotte femministe degli anni ’70. In quegli anni si è registrato un picco del 40% di donne nei mestieri del digitale. Negli anni ’80, purtroppo, il picco è stato seguito da una brusca discesa. Perché?

I motivi di questa situazione storica sono molteplici e complessi. Sono da ricercarsi principalmente nella cultura dominante e nell’educazione. Per questo motivo bisogna intervenire a scuola e ovunque ci sia la presenza di bambini piccoli, quindi anche alla televisione e nei videogiochi.

Diverse associazioni di donne (posso citare Femmes & Sciences in Francia, ma sono sicura che ce ne sono anche in Italia) hanno istituito un programma di tutorato per ragazze che vogliono intraprendere studi scientifici. Un’altra associazione, Wi-Filles, insegna alle ragazze a programmare.

Rendere visibili i percorsi di donne che si sono realizzate, che hanno perseguito con successo una carriera scientifica, potrebbe aiutare. Avere dei modelli ai quali ispirarsi, degli esempi di riuscita (come ad esempio Samantha Cristoforetti), può essere un’altra soluzione.

E mi raccomando, a Natale non regalate giochi stereotipati… Ferro da stiro=bambina, Meccano=bambino. È triste. E non senza conseguenze sull’immaginario che un bambino si fa del suo futuro e di quello che ci si aspetta da lui. Ricordate la storia della bambina che voleva un vestitino con i dinosauri e non ne trovava? Magari un domani diventerà paleontologa, perché non incoraggiarla?

P.S. Come sarebbe oggi Ada Lovelace? Con Mirko, il disegnatore di Ludmilla, l’abbiamo immaginata così.

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Chi capisce il francese può leggere il mio articolo dal titolo Game boy? Game over! Les filles ont leur place dans le numérique pubblicato il mese scorso su Science et Avenir.

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